lunedì 15 novembre 2010

Mici...ancora mici. Aiuto.




Ecco il mio appello:




Dolcissimi gattini selvatici nati in campagna cercano casa, amore, cure, affetto e pazienza. Hanno davvero bisogno di qualcuno che li accolga.


Per info contattare Simona:

simona_aguzzi@yahoo.com

333-4774431 dopo le 20:00

lunedì 25 ottobre 2010

La quasi buddhita'

Pioggia fredda e prove generali d'inverno, attesa e gocce che scorrono rumorose sui vetri, le auto, le cose e le case, lavando quella malinconia che avvolge tutto in un lucido teatro di spettatori ingobbiti in giacche troppo leggere, non ancora rassegnati al maltempo, in totale ma blando autoconvincimento. Lunga notte di poco sonno, residui di pranzo che col loro saliscendi non mi han fatto dormire, gatti in slow-motion che miagolano per nulla, o forse semplicemente si lamentano, come spesso faccio anch'io, per quel buco invisibile in cui si cade senza saper rialzarsi, giorni ed ore senza topi da rincorrere, in una pacata favola quotidiana che coccola, graffia, invariabilmente ritorna.
Penso, mentre aspetto, a tutti i piccoli e grandi traguardi altrui, al dolore lacerante di chi perde e sa di non poter ritrovare, all'incertezza paralizzante che accompagna le ore, il tempo, al sonno cadenzato dei pendolari, alla ricerca, al senso e alla fragilita' del mondo sotto l'acqua...E mi sento finalmente immmune, bene, guarita come quando viaggio in treno e guardo il mondo per ore, osservo la vita degli altri senza compiacimento, senza domande sulla loro o, peggio, sulla mia, dall'alto di una quasi buddhita' che affermo senza falsa modestia, e che ho conquistato senza davvero cercarla.
Prendo cio' che arriva, fosse anche semplicemente pioggia.

domenica 3 ottobre 2010

Genio


Wow...da luglio che non ci sono, non scrivo, troppo presa dalle mille cose dell'estate, dai miei nuovi meravigliosi gatti, scampati un po' per fortuna e un po' per costanza al destino crudele che invece non ha risparmiato gli altri, spariti nel nulla, falciati da un'influenza assassina.

Ma i miei ci sono, eccome: dopo tanto lavoro e tanti sforzi, 2 mesi passati nascosti sotto il divano guardinghi, a fuggire ad ogni sospiro, oggi sono qui, sornioni e coccolosi come qualunque altro membro casalingo della specie felina; non aspettano altro che le coccole del mio rientro, le fusa serali appallottolati uno sull'altro sul letto. Viene spontaneo dirsi che li avrei voluti salvare tutti, ci abbiamo provato, ma loro testardi se ne andavano di corsa, per poi non tornare più.

Micio Rosso e Micia, il Genio, che si intromette nelle conversazioni serali in Skype a far scoprire a me e a Cri come pigiando su 3 tasti contemporaneamente appaia un micetto che zampetta proprio lì, in video, a dimostrazione che è senz'altro un gatto quello che cammina sulla tastiera, con le sue cose da dire e i suoi miagolii da scrivere.

Di cose da raccontare come sempre ce ne sarebbero molte: una soleggiata settimana d'agosto a Santorini, tra case bianche a strapiombo su roccioni lavici, orde di turisti e il silenzio assoluto di Ancient Thira, il vento che ti trascina e i tramonti muti e viola di una terrazza col suo vino e il vulcano, gli occhi blu elettrico e il mare, non so cosa guardare...il tempo passa veloce, e invece qui è già autunno, l'odore dei graspi, i trattori, le mosche, l'ennesima influenza debilitante dopo il tanto male di quest'anno, che mi ha indebolita e lacerata e resa forte al contempo, come tutte le cose che succedono: fanno male ma ci cromano la corazza di zinco, indispensabile complemento a sopportare le malefatte di dio.

Il Vangelo secondo Gesù Cristo è la mia lettura del momento, a spizzichi e bocconi dato l'impegno che necessita. La penna di Saramago è sempre di una violenza beffarda, tanto più quando discute di religione, di ineluttabilità, di sogni che scelgono le loro vittime, in quanto a noi umani è preclusa la possibilità di esserne padroni e fautori.

Ed eccomi qui, di nuovo, a contare i giorni che mi separano da un rientro atteso, da momenti finalmente condivisi, a riempire un vuoto che sento a volte lacerare la pelle per la sua assiduità: una sorta di ciclo sonno-veglia, in cui si dorme malvolentieri e si attende con ansia il mattino, il risveglio, il caffé, le cose che il giorno porta con sé.

Tra un mese o poco più scocca la trentacinquesima ora, il Mezzo; il nuovo anno sarà invece stavolta nel profondo, verde Vietnam, un luogo che sembra la storia di noi uomini, col suo sangue, la sua pazienza, i deliri e la quiete, il riso e il fango.
La foto: il Genio e Simo, dalla Webcam di Hassi. Grazie bb!

domenica 18 luglio 2010

Seconda Parte

Finalmente in ripresa, sul serio. Sto meglio, ho fatto una Tac e aspetto l'esito, ma devo per fortuna dire che la situazione pare essere migliorata. Qualche punzecchio ogno tanto, sempre al lato sinistro del viso, ma le ferite fisiche e psicologiche si sono rimarginate...bello anche rientrare al lavoro, sentirsi normali nelle cose quotidiane, ora manca solo lo sgonfiarsi un po' e l'eliminare tutti i residui delle tantissime medicine che ho preso, gli ematomi da iniezioni, l'ansia di questa lunga degenza e l'ironia forzata del non avere perso un etto nonostante il semi-digiuno a cui ero sottoposta. Ingrassata un po', in realtà, e non so perché: sarà l'inattività fisica, il cortisone...
I mici: ne ho presi due, malatissimi poverini, e li ho portati alla clinica veterinaria. Spero tanto si riprendano presto, per venire ad abitare qui da me. Ho deciso di adottarli, probabilmente ho più bisogno io di loro che loro di me, vedremo se si adatteranno alla vita pigra di casa...male che vada torneranno su, a Caprile, ma mi auguro davvero che invece si trasformino nei "miei gatti", una minuscola bianca e nera e un piccolo rosso, per ora due palline con la febbre alta e la congiuntivite.
Il weekend l'ho passato a rincorrerli, e ieri sera a Nibbiano ho assistito a un piccolo cabaret-concerto di Nanni Svampa. Divertente, ma non esilarante quanto i commenti della gente in piazza...e poi tutto normale, tutto solito, a tratti banale: giornate senza fresco, senza impegni, afose. Contente dei deserti, come la ginestra.

domenica 11 luglio 2010

Gattini rosa


Eccoli. Ho provato a prenderli, ma fuggono...chissà che abbiano ragione.

domenica 4 luglio 2010

Denti

Eccomi, sopravvissuta malgrado tutto all'estrazione di due denti del giudizio. Ricordo un film, "Denti", e mi viene in mente anche un libro di Yu Hua di cui non ricordo il titolo, e che magari non c'entra nulla. In compenso trigemino infiammato, ferite infette, dolore lancinante: quelli ci sono ancora, e credo mi accompagneranno per qualche tempo. Sono a casa da una settimana, e presumo che necessiterò ancora di qualche giorno di malattia per riprendermi. Sono perfino finita al pronto soccorso, dal tanto male che non si fermava. Non ricordo di aver mai sofferto così intensamente, fortuna sfacciata in effetti. Spero davvero di risolvere presto questo casino terribile, che mi impedisce di fare qualsiasi cosa e mi porta via la testa senza darmi spago.
E poi...nulla. Non è successo niente, tutto continua con caldo torpore estivo a far da sfondo, ed io che medito con sempre maggior forza di portarmi a casa due dei gattini nati a Caprile, dai dolci occhietti tondi, che vorrei tanto veder dormire lunghi sul letto di casa e ritrovare la sera a far le fusa e rosicchiarmi gli alluci guardando la Tv. Il mondo non condivide, nessuno è d'accordo, inconsapevoli del bello che una relazione uomo-animale può portare nella vita di qualcuno.
Saramago non c'è più, il setter del post precedente nemmeno: luglio è arrivato con le sue fragilità, la canicola foriera di un'altra stagione, i vicini che se ne vanno in ferie o traslocano altrove, la bocca silenziosa e dolorante, i pomeriggi fermi ad aspettare il mare.

domenica 23 maggio 2010

Uomini, piccioni e altre storie.







Piccioni, che volano e si appoggiano sul corrimano del balcone; giorni fa ne sono nati tre, e l'ultimo ha zampettato a lungo sul terrazzo prima di decidersi a volar via: sarà stata la pioggia battente, o i lampi e i temporali. Alla fine ce l'ha fatta, anche lui ha trovato il coraggio di affrontare il cielo foriero di lampi e cambiamenti, venti, correnti e tempeste, si è buttato e si è accorto che librarsi su, in aria, è pericoloso, difficile ma inevitabile, di selvaggia e inquietante bellezza, proprio come è successo a me. E' la sua natura, un piccolo "ratto celeste" che si unirà ai suoi tanti simili che popolano la mia via, il palazzo di fronte, i tetti e gli angoli di tutte le case della strada: un piccione non può far altro che volare. Sarebbe bello fosse così semplice anche per noi umani. Una persona non può far altro che...non saprei, non mi viene in mente nulla di così primitivo ed essenziale come il volo da legare a noi.



Oggi fa caldo, finalmente il sole dopo giorni di freddo e nuvoloni. Colori forti che rimandano all'estate, domenica solitaria e un po' banale senza uscire, e io che già mi preoccupo della sveglia di domani, che come sempre mi sorprenderà tra i sogni e la veglia mattutini, e mi vedrà come un piccolo automa ingurgitare quel caffé che da tempo ormai ha sfumato il suo effetto energizzante, fornendo solo un blando carburante da casa alla fermata del bus.



Berlino, Monaco, la Germania e le sue birrerie scure, io e Cri; quell'odore di cucina che mi ricorda le dolomiti delle settimane bianche d'infanzia, la gente in maniche corte col freddo che fa, tra edifici moderni e spazi enormi, o nei vicoli stetti tra vecchie case bavaresi e negozietti per turisti. Un bel giro, tranquillo, "europeo": perfino una gita in Trabant e un vecchio bunker, tanto per ricordarci quanto è vicino il passato, e come lo si possa oggi vivere da turista, col sorriso sulle labbra e lo stupore che dopo solo 60 anni il mondo che ci appartiene sia cambiato così tanto e così repentinamente.



Settimana scorsa, nel fango colloso delle colline piacentine, ho visto da vicino un minuscolo puledro, due spendidi gattini arancioni, un vecchio Setter irlandese acciaccato ma dolce e fiero; è interessante e grande il mondo, lontano o vicino che sia, e insieme ad esso chi lo popola: umani, piccioni, cavalli, gatti e cani. Sinergie. Pensieri. Destini e strade.

martedì 27 aprile 2010

1,2,3, Berlino.


Primi docili accenni di primavera, dopo il delirio invernale e la neve di marzo. Torno al blog approfittando delle prime ferie dell'anno: domani partenza per Berlino, che vedrò per la prima volta e che da sempre mi attira, col suo bagaglio di modernità e quell'odore di storia e mitteleuropa che immagino la pervada in ogni angolo. Penso alla catastrofe del Muro, e a quello che oggi dovrebbe essere l'Europa, che invece pare esser preda di nuove idologie e totalitarismi. Ma non è questo il luogo dove commentare perplessità politiche di cui, peraltro, non mi sono mai fatta portavoce. Sono pagine ideali, semmai, a parlare di me, di come in poco tempo si possa allungare la mano e trovare una tasca calda, nuova e rassicurante in cui infilarla. Un intervallo piccolo nel quale nasce una dimensione senza cui ora non saprei stare, che regala unicità viva e plusante, che riempie: una tasca in cui c'è un'altra mano ad aspettare un contatto, intreccio di dita che non si staccano, non si studiano, ma restano lì, a scaldarsi.
La foto: Barbaresco, marzo 2010.

sabato 3 aprile 2010

Lima

Pasqua di Resurrezione, la chiamano. Risorgere, come già fossimo sorti una volta, e dovessimo solo sbrigarci a svegliarci di nuovo, e rinascere; dar per scontato che quel limbo in fondo non ci piaccia, che desideriamo il nostro posto nel mondo, comunque vada. Alzi la mano chi è sorto, per favore. Scagli la prima pietra. Uno alla volta, grazie.
Il cielo intanto regala grandine e temporali, gli agnelli come sempre vengono fatti a pezzi in nome della santificazione, della festa...figli d'altri animali, non nostri, che importa. Poi al supermercato li vendono così, nostrani e senza testa. Beh, allora...se è senza testa va bene, non lo guardo negli occhi mentre lo sbrano. Sono tranquillo.
Sabato, due mesi dall'ultimo post: un tempo piccolo in cui succede tutto, in cui nasce, trova conferma e cresce un Grande Amore, che si scontra con la vita, i suoi limiti, i suoi vicoli e le sue tante anime. Due mesi in cui si cerca, si combatte, e come Juri si spara e si spera. E le felicitazioni? Una nuova vita dentro un'altra vita, è possibile? ci si chiede, sfogliandoci dentro la matrioska dipinta.
Sono le sette, e come sempre le sette sono ora d'attesa, o di parole, o di presenza quando si può; a volte sono ore in cui si sta, come ora, solamente, o in cui ci si scrive, pensando, vaneggiando, glorificando, programmando, santificando, espandendo, riducendo, limitando. Aspettando. Limando, come ora.

domenica 21 febbraio 2010

Certi dialoghi notturni


La parola scritta è un mezzo per comunicare di estrema profondità: scrivere significa mettersi a nudo senza passare per i filtri di sguardi e gestualità che possono confondere o deviare; essersi mentre ci si scrive rappresenta da sempre, per me, un analisi assoluta del sentire, un dialogo con l’Altro che si trasforma in un monologo con la propria interiorità profonda.
Confidare i pensieri alla fluidità dell’inchiostro o ai tasti docili di una tastiera…più facile che parlare, estremamente più reale: lo dimostrano certi dialoghi notturni a tenerci adrenalinicamente vigili, dove anche uno scherzo o un gioco fanno meraviglia, dove si vive una dimensione essenziale che poi ci accompagna nei pensieri "di giorno", ci è vicina con malcelata costanza, tra le pieghe e le pagine della testa, chissà come...e pensare che di solito "casco dal sonno", bukowskianamente, di fronte al gelo di serate gravide d'incontri di sorrisi forzati, quel silenzio che non si spacca nemmeno col martello d'emergenza, i visi tirati di chi vorrebbe altro senza saper che dire.

Oggi sento possente il senso di un viaggio che è cominciato molto tempo fa da qui, l’interno di me stessa, e che cerca la sua strada ora negli angoli remoti del mondo, sapendo forse che una via vera e propria non c’è, e che la ricerca racchiude come in un cerchio densissimo il suo stesso ultimo senso, ora tra le righe di un piccolo blog, di una conversazione telamtica, di un tranquillo assaggio di primavera in una domenica fresca, ma non più fredda da far tremare, finalmente.

Seduta in macchina, guardavo un po’ persa il mondo fuori che scorreva, a strati, a schegge, che smantellava lentamente la sua organicità, il suo essere reale, e si trasformava in colori e macchie “primarie” da vedersi una per una, scardinate come pezzi di un puzzle. A volte mi vien da credere che anche noi siamo così, che non possediamo una realtà propria, ma che siamo il frutto dei pensieri di chi ci osserva, un amalgama indefinito che unisce scorrevole mille prospettive, dubbi, possibilità.

asfalto
tamponato
di nebbia
d’acquerello

Foto: Thailandia, divinità protettrice e guardiana.

mercoledì 17 febbraio 2010

Light comes, over the night




Ok. Inizio come in una strofa di una canzone dei Pink Floyd, una parola piccola, due lettere in croce che servono a riorganizzare le idee, e spesso affiorano a suono anche se non c'è nessuno che ascolti.


Ok. Sospiro.


Ok, di nuovo.


E tutto si nutre di questa laconica tranquillità, di un silenzio cercato tra gli ok anche con il mute della televisione, di cui scorgo appena le immagini riflesse sul portello del forno, nella stanza accanto.


C'è una feroce euforia intorno, una leggerezza, una sorta di minuscola follia che decora, inumidisce, pizzica le guance e le dita al pc: figlia di un nuovo quaderno, forse, o fetta sospesa che si reincarna in arcano, inatteso fulgore. Si lascia come sempre appena sfiorare, inquieta: mi somiglia, per questo mi piace tanto...è sbagliato, ma ci rende simili, mi fischia improvvisa in testa un'altra canzone . So che mi guarda, mi attende. Sono finalmente felice.

domenica 10 gennaio 2010

Duemiladieci







Ultimi mesi passati a scatti, rotelle arrugginite di uno strano meccanismo frastornante, a volte velocissimo e altre di una lentezza esasperante, tra la neve che scende spesso, un compleanno in sordina a far da balia al rumore della lavatrice e alla sua centrifuga zoppicante, una visita a Bonn e un'altra in Friuli, e le feste passate in gloria in Giordania, tra deserto e mare. Una Petra indimenticabile mi ha emozionata e rinfrescata: il cammino nella gola del suo Siq fino al Tesoro, scavato in una montagna rosa duemila anni fa, lascia negli occhi una meraviglia senza tempo; odore di sabbia, sudore e té alla menta tra gli scalini fin su agli altari e ai templi, senza stanchezza e sospinti da una curiosità per un luogo incantanto, mi hanno accompagnata tra la sacralità e il turismo di massa, come cani fedeli a guida, per ricordarmi la meraviglia di andare, sentire con gli occhi un'altra minuscola fetta di mondo.



E ora voilà, duemiladieci: cifra tonda a far quadrare, in un nonsense più letterario che matematico, i numeri sparsi e i decimali, le virgole, questa complicata espressione su cui arrovellarsi con rinnovato interesse, con stupore.