giovedì 14 maggio 2009

Il Mare e il Male


E' strano come a volte si possano sentire i propri pensieri schricchiolare: mi mancano un bel po' di ore di sonno, non so come ma mi ritrovo sempre a far tardi e a dormire poco, e odo chiaramente le sinapsi che si arrugginiscono, settate troppo spesso solo sugli impegni lavorativi. Manca "olio per l'anima", soprattutto adesso che è primavera e tutto si vorrebbe fare tranne alzarsi presto e andare a Milano.

Siamo da poco tornati da Lampedusa, isola che mi ha profondamene sorpresa. Il vento ti soffia addosso tutto il tempo, e ti fa sentire a folate l'odore dell'origano e del sale; le case piatte e rosa ricordano più il Nordafrica che l'Italia, e il mare freddo di aprile, di una trasparenza quasi irreale, lo senti addosso come un guanto leggero ed esfoliante dei residui di quell'operosa noia che inevitabilmente ti si appiccica addosso nel nebbioso inverno di città. Le strade e i loro buchi, percorsi su uno scassato motorino, sono silenziose e spuntano all'improvviso su costoni neri di roccia a picco sul Mediterraneo; ci sono tantissimi animali: gabbiani che ti prendono in giro col loro verso felino, falchi che lottano con le correnti ascensionali nella magia del loro volare in tondo, cani dal muso triste che non sanno nemmeno quanto sono fortunati ad esser nati liberi su un lembo di roccia di dieci chilometri quadrati, tartarughe grandi e timide che però non siamo riusciti a vedere, dato che arrivano solo in giugno sulla spiaggia dei conigli...i conigli purtroppo non c'erano, forse preda di qualche scellerato cacciatore che scaccia la noia col male, in quell'impeto furioso di umanità-belva così spesso protagonista di queste pagine.
Già: il male, la vita che non risponde ai tuoi messaggi, il destino che ti fa nascere in una piccola isola italiana o nel Darfur, e il viaggio per arrivare dall'uno all'altra, inevitabili questi pensieri quando si nomina Lampedusa: questa disperazione non l'ho vista con gli occhi ma l'ho certo intuita nel cuore, nella pancia o in qualunque luogo si reputi il regno delle emozioni. E mi viene da chiedermi se davvero a spaccarmi i polmoni e gli emisferi cerebrali fossero lo scirocco e il maestrale, o solo un alito di consapevolezza colpevole di chi siamo noi, coi nostri ovvi mille euro al mese e la flaccida pelle a buccia d'arancia.