mercoledì 22 maggio 2013

Morlie ha trovato casa


Una modifica al posto che avevo inserito precedentemente: Morlie finalmente ha trovato una bella famiglia. Grazie a chiunque si sia interessato a lei!
La foto resta, è una meraviglia :-)





domenica 19 maggio 2013

Sempre tenero e mai grasso





Sul bus. In mente i piccoli topi salvati dai laboratori, il report che di recente ho letto sulle conclusioni scientifiche che ribadiscono, di nuovo, l'assurda inutilità degli esperimenti su animali. Pioggia, nient'altro, a rigare i vetri e lucidare la strada. Umido, caldo asfissiante. Penso che odio il genere umano, che mi disgusta in ogni sua forma: bambini egoisti e piagnucolosi, idioti di ogni sorta che urlano nei loro cazzo di smartphone, se facessimo il conto dei neuroni presenti in sala probabilmente non riusciremmo a fare nemmeno metà dell'intelligenza di uno di queli topolini.
Eccolo, il galletto: ruzzola, cammina come un fottuto vallespluga con una duracell nel culo, zampetta per sedersi al primo posto a fianco di quel nano della moglie. Rosa e Olindo, li chiamo io: inquietanti esempi di umanità sfracellata e inutile. Si addormenta, il nostro amadori, e la testa gli penzola proprio come a uno di quei polli a cui si tira il collo, a quei conigli a cui si cavano gli occhi per lasciarli sanguinare a morte, così sono più buoni. Penzola, ma non si sveglia. Mi viene il voltastomaco, non per la guida sportiva dell'autista, ma per la visione di quella testa ciondolante,di quel giubbottino rosso di 30 anni fa ancora nuovo di zecca da cui spuntano le spalle imbottite di una giacca portata con la polo e i pantaloni ascellari. Ma ci siamo, si scende: il nostro amburghesi si sveglia ed è subito iperattivo, parla e non lo sento, per fortuna i Sepultura mi isolano da questo mondo: le labbra si movono come quando si manda avanti veloce un film. Peccato che non è un film, è la vita reale. Isterico di suo, il polletto senza testa zampetta giù dal bus e va a casa a mangiare gli agnolini in brodo del lidl.
Ecco il fantastico genere umano di cui ci vantiamo di far parte, per cui è necessario il male minore.
E io sogno, non so se mi addormento davvero nei 5 minuti che ancora distano dalla mia fermata: sogno un mondo senza di me, senza persone, divorate da sedicenti erbivori; un mondo in cui i conigli e i maiali si faranno scarpe e borse coi nosri capelli, i cavalli ornamenti coi nostri denti, in cui i topi ci spezzeranno il collo con una macchina per curiosarci dentro. In me cosa troveranno? Quanti pezzi?
Un puzzle cangiante, immagino. La libertà, l'identità: da perseguire su una strada che è spesso fatta di individualità, di "beata solitudine, isola benedetta", il cui prezzo spesso non vale il prodotto acquistato, e che non è mai in garanzia. Stasera in tv: quanto costano due salsicce di tacchino? Meno di un caffé. Me lo vedo il polletto del bus che addenta soddisfatto un suo simile, che vale meno di zero, cresciuto a ormoni senza luce, senza nulla, futuro panino che non può e non deve vivere, e penso disgustata al valore univoco e vano dato alla parola "felicità".