lunedì 25 ottobre 2010

La quasi buddhita'

Pioggia fredda e prove generali d'inverno, attesa e gocce che scorrono rumorose sui vetri, le auto, le cose e le case, lavando quella malinconia che avvolge tutto in un lucido teatro di spettatori ingobbiti in giacche troppo leggere, non ancora rassegnati al maltempo, in totale ma blando autoconvincimento. Lunga notte di poco sonno, residui di pranzo che col loro saliscendi non mi han fatto dormire, gatti in slow-motion che miagolano per nulla, o forse semplicemente si lamentano, come spesso faccio anch'io, per quel buco invisibile in cui si cade senza saper rialzarsi, giorni ed ore senza topi da rincorrere, in una pacata favola quotidiana che coccola, graffia, invariabilmente ritorna.
Penso, mentre aspetto, a tutti i piccoli e grandi traguardi altrui, al dolore lacerante di chi perde e sa di non poter ritrovare, all'incertezza paralizzante che accompagna le ore, il tempo, al sonno cadenzato dei pendolari, alla ricerca, al senso e alla fragilita' del mondo sotto l'acqua...E mi sento finalmente immmune, bene, guarita come quando viaggio in treno e guardo il mondo per ore, osservo la vita degli altri senza compiacimento, senza domande sulla loro o, peggio, sulla mia, dall'alto di una quasi buddhita' che affermo senza falsa modestia, e che ho conquistato senza davvero cercarla.
Prendo cio' che arriva, fosse anche semplicemente pioggia.

domenica 3 ottobre 2010

Genio


Wow...da luglio che non ci sono, non scrivo, troppo presa dalle mille cose dell'estate, dai miei nuovi meravigliosi gatti, scampati un po' per fortuna e un po' per costanza al destino crudele che invece non ha risparmiato gli altri, spariti nel nulla, falciati da un'influenza assassina.

Ma i miei ci sono, eccome: dopo tanto lavoro e tanti sforzi, 2 mesi passati nascosti sotto il divano guardinghi, a fuggire ad ogni sospiro, oggi sono qui, sornioni e coccolosi come qualunque altro membro casalingo della specie felina; non aspettano altro che le coccole del mio rientro, le fusa serali appallottolati uno sull'altro sul letto. Viene spontaneo dirsi che li avrei voluti salvare tutti, ci abbiamo provato, ma loro testardi se ne andavano di corsa, per poi non tornare più.

Micio Rosso e Micia, il Genio, che si intromette nelle conversazioni serali in Skype a far scoprire a me e a Cri come pigiando su 3 tasti contemporaneamente appaia un micetto che zampetta proprio lì, in video, a dimostrazione che è senz'altro un gatto quello che cammina sulla tastiera, con le sue cose da dire e i suoi miagolii da scrivere.

Di cose da raccontare come sempre ce ne sarebbero molte: una soleggiata settimana d'agosto a Santorini, tra case bianche a strapiombo su roccioni lavici, orde di turisti e il silenzio assoluto di Ancient Thira, il vento che ti trascina e i tramonti muti e viola di una terrazza col suo vino e il vulcano, gli occhi blu elettrico e il mare, non so cosa guardare...il tempo passa veloce, e invece qui è già autunno, l'odore dei graspi, i trattori, le mosche, l'ennesima influenza debilitante dopo il tanto male di quest'anno, che mi ha indebolita e lacerata e resa forte al contempo, come tutte le cose che succedono: fanno male ma ci cromano la corazza di zinco, indispensabile complemento a sopportare le malefatte di dio.

Il Vangelo secondo Gesù Cristo è la mia lettura del momento, a spizzichi e bocconi dato l'impegno che necessita. La penna di Saramago è sempre di una violenza beffarda, tanto più quando discute di religione, di ineluttabilità, di sogni che scelgono le loro vittime, in quanto a noi umani è preclusa la possibilità di esserne padroni e fautori.

Ed eccomi qui, di nuovo, a contare i giorni che mi separano da un rientro atteso, da momenti finalmente condivisi, a riempire un vuoto che sento a volte lacerare la pelle per la sua assiduità: una sorta di ciclo sonno-veglia, in cui si dorme malvolentieri e si attende con ansia il mattino, il risveglio, il caffé, le cose che il giorno porta con sé.

Tra un mese o poco più scocca la trentacinquesima ora, il Mezzo; il nuovo anno sarà invece stavolta nel profondo, verde Vietnam, un luogo che sembra la storia di noi uomini, col suo sangue, la sua pazienza, i deliri e la quiete, il riso e il fango.
La foto: il Genio e Simo, dalla Webcam di Hassi. Grazie bb!