sabato 18 luglio 2009

Tutti sognano


Ho rispolverato, per accompagnarlo al libro di cui parlavo precedentemente, un volumetto di citazioni, "Il poeta è un fingitore". Apro a caso, e nasce un mondo, e da questo mondo esce un post fragile, da tanto ci si sente piccoli di fronte al genio.

"I sogni hanno questo di volgare: che tutti sognano". Sono d'accordo anch'io: siamo tutti uguali, diceva insomma Pessoa, tutti volgari proprio nell'intimità profonda della notte, ultima solitudine dell'uomo.

Non vorrei dormire più; fuggo il sonno, dunque, e lo affogo sulla tastiera: si dorme e si muore soli. Davvero. Lo ha scritto Heinrich Böll. E sola (ma sveglia) sono, nella casa vuota e incasinata con le tapparelle chiuse, in un'illusione di frescura serale che tarda come una sposa.

La strada stretta che porta alle colline ruggisce di clacson, frigge sotto la calura bollente di questo sabato onirico che mi lascia addosso il suo odore, l'afa alita sulle mie povere piante che non possono far altro che star lì, statue immobili senza libri né viaggi né musica da rincorrere, e mi metto a pensare al senso delle scelte, dell' inseguire insano, del coprire il proprio corpo nudo che però sempre tale rimane, invece di mostrarlo con divino orgoglio in un amigdala luminescente che dica "ci sono", come gli altri, uguale, uguale a te e uguale a dio, che ti ha creato, se ci credi ancora, sono pianta anch'io, foglia e tronco senza drappi, libero e fermo...all'idiozia del cercare quello che tanto prima o poi ti piove addosso con fantozziana puntualità, proprio quando credevi di stare per seccare: pensieri triti e ritriti, li hanno già tirati fuori proprio tutti, tutti quei "simili" che siamo nella nostra carne, tra le ossa, nella bocca e nel cuore delle nostre radici animali.

Ma il problema è che "simile" e "uguale" sono cose diverse: vorrei che fosse qui, il caro Pessoa, e davanti a un bicchiere di Porto gli spiegherei come la penso; no che non sono uguale a te, a tutti quei voi che contieni, la mia voce non ha la tua grazia involuta che stringe il collo e costringe a pensare, sono solo Simona e a volte scrivo un blando blog, e sogno volgarmente e senza ricordi.

Concludo con un'ultima sua riflessione, che avrei voluto tanto saper scrivere così:

"Niente mi soddisfa, niente mi consola, tutto mi sazia. Non voglio avere un'anima e non voglio abdicare ad essa. Desidero ciò che non desidero e abdico a ciò che non ho. Non posso essere niente e non posso essere tutto: sono il ponte di passagio tra ciò che non ho e ciò che non voglio".

Foto: sinergia di uomini, dei, piante. Scattata in Thailandia, dove tutto è uno (2001 credo)