martedì 7 agosto 2012

Regret

Interessante. Quando si parla di greenhill e di vegan le statistiche di lettura hanno un'impennata. Si vede che interessa, al contrario delle mie boiate sul tempo e delle mie pippe metafisiche.









E anche oggi, a proposito, il caldo mi incastra in un'ambra viscida, ritrovandomi con so come a interrogarmi su come rimorso e rimpianto, in inglese, siano semplicemente "regret". Basta una sola parola, a loro, e non importa che lo si sia fatto o meno. Penso e osservo il mio leoncino Mario, stravolto dai veleni assunti col cibo contaminato all'arsenico. Sta meglio, l'afa gli seda i sensi e tutto si fa più piatto, anche le sue nevrosi ossessive. Avrei dovuto cercare prima in rete cosa dovevo o non dovevo dargli da mangiare. Cretina. Avrei dovuto, come spesso accade, fare una cosa diversa da quella che ho fatto. Che sorpresa. E intanto agosto passa, senza bus, sveglia a orari osceni solo a nominarli, una Milano più piena del solito, un ricordo di un gatto viola, primo abitante di un nuovo mondo che lentamente prende sottile forma. Gli scarichi in cucina sanno di estate che sta andando a male, ma la testa è fresca, anche se piena: una donna, età indefinibile, passa ore, giorni interi d
avanti alla U-Bahn. Non parla, non mangia, non si lava, odora di urina e ha gli stessi vestiti da un'eternità. Penso a lei, ora. E mi dico che non è giusto, non è normale, è assurdo. Chiedendomi se anche in tedesco ci sia solo una parola, una soltanto, che serva a spiegare il suo rimpianto di vecchia, il mio rimorso da 5 euro, il nostro camminare impotenti davanti ai veleni, e le ipocrisie nostre -in primis- e altrui, in un agosto che stagna e morde.


Il prezzo, sai, è un po' il mare
Sembra che ti culli ma poi ti vuole ingoiare
Sembra che ti culli ma poi ti vuole ingoiare...