Sul bus. In mente i piccoli topi salvati dai laboratori, il report che di recente ho letto sulle conclusioni scientifiche che ribadiscono, di nuovo, l'assurda inutilità degli esperimenti su animali. Pioggia, nient'altro, a rigare i vetri e lucidare la strada. Umido, caldo asfissiante. Penso che odio il genere umano, che mi disgusta in ogni sua forma: bambini egoisti e piagnucolosi, idioti di ogni sorta che urlano nei loro cazzo di smartphone, se facessimo il conto dei neuroni presenti in sala probabilmente non riusciremmo a fare nemmeno metà dell'intelligenza di uno di queli topolini.
Ecco il fantastico genere umano di cui ci vantiamo di far parte, per cui è necessario il male minore.
E io sogno, non so se mi addormento davvero nei 5 minuti che ancora distano dalla mia fermata: sogno un mondo senza di me, senza persone, divorate da sedicenti erbivori; un mondo in cui i conigli e i maiali si faranno scarpe e borse coi nosri capelli, i cavalli ornamenti coi nostri denti, in cui i topi ci spezzeranno il collo con una macchina per curiosarci dentro. In me cosa troveranno? Quanti pezzi?
Un puzzle cangiante, immagino. La libertà, l'identità: da perseguire su una strada che è spesso fatta di individualità, di "beata solitudine, isola benedetta", il cui prezzo spesso non vale il prodotto acquistato, e che non è mai in garanzia. Stasera in tv: quanto costano due salsicce di tacchino? Meno di un caffé. Me lo vedo il polletto del bus che addenta soddisfatto un suo simile, che vale meno di zero, cresciuto a ormoni senza luce, senza nulla, futuro panino che non può e non deve vivere, e penso disgustata al valore univoco e vano dato alla parola "felicità".
3 commenti:
Stupenda l'immagine del polletto, quasi quasi una sera prendo il pullman per vederlo.
Ottima idea! E vedresti molti altri esempi di scempi umani. Ci si può scrivere un'enciclopedia.
Magari il polletto è vegetariano :-)
Posta un commento