sabato 3 aprile 2010

Lima

Pasqua di Resurrezione, la chiamano. Risorgere, come già fossimo sorti una volta, e dovessimo solo sbrigarci a svegliarci di nuovo, e rinascere; dar per scontato che quel limbo in fondo non ci piaccia, che desideriamo il nostro posto nel mondo, comunque vada. Alzi la mano chi è sorto, per favore. Scagli la prima pietra. Uno alla volta, grazie.
Il cielo intanto regala grandine e temporali, gli agnelli come sempre vengono fatti a pezzi in nome della santificazione, della festa...figli d'altri animali, non nostri, che importa. Poi al supermercato li vendono così, nostrani e senza testa. Beh, allora...se è senza testa va bene, non lo guardo negli occhi mentre lo sbrano. Sono tranquillo.
Sabato, due mesi dall'ultimo post: un tempo piccolo in cui succede tutto, in cui nasce, trova conferma e cresce un Grande Amore, che si scontra con la vita, i suoi limiti, i suoi vicoli e le sue tante anime. Due mesi in cui si cerca, si combatte, e come Juri si spara e si spera. E le felicitazioni? Una nuova vita dentro un'altra vita, è possibile? ci si chiede, sfogliandoci dentro la matrioska dipinta.
Sono le sette, e come sempre le sette sono ora d'attesa, o di parole, o di presenza quando si può; a volte sono ore in cui si sta, come ora, solamente, o in cui ci si scrive, pensando, vaneggiando, glorificando, programmando, santificando, espandendo, riducendo, limitando. Aspettando. Limando, come ora.

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