Sto leggendo "Il suono della montagna", di Kawabata. Marco dice che con il ritmo di lettura che ho io, dovrei metter su un altro blog e recensire libri. In effetti ultimamente leggo tanto, e un po' di tutto: ultimo, appunto, questo romanzo. Mi duole dire che non mi piace molto: certo, e' intriso di tutte le piccole cose piene d'anima dei romanzi giapponesi che generalmente amo cosi' tanto, ma gli manca la prosa magica di Mishima, quelle pagine che ti fanno tenere il fiato da quanto sono belle e forti, o le storie surreali e metafisiche del primo Murakami...e' un libro sul passare del tempo, sulla societa' giapponese del dopoguerra, sui rapporti uomo-donna, sulla natura che li rappresenta nei suoi mutamenti. E' solo un po' lento, forse troppo riflessivo per lo stato d'animo in cui mi trovo. A volte lo chiudo perche' mi fa venir sonno, e raramente mi succede mentre leggo.
In questi giorni pioviggina, l'aria e' talmente umida e greve da diventare quasi irrespirabile: si sente la pressione atmosferica come fosse una cosa viva, e la sera io e Marco ci ritroviamo spesso con un bel mal di testa stagionale. Ieri sera abbiamo anche visto "Babel", che ho trovato interessante e ben fatto, anche se forse non particolarmente realistico ne' originale. Si vedeva bene il Giappone, e mi e' sembrata la parte piu' riuscita del film, in cui si raccontava con un buon espediente narrativo la sconcertante incomunicabilita' che anch'io ho percepito quando ero a Osaka.
Due foto: una a Fenqihu, piccolo paesino sulla strada che porta al Monte A-li, nel centro dell'sola; l'altra un negozio di scarpe di Jiayi, molto molto scenografico.