Sono le due di notte della prima domenica di febbraio. Non chiedetemi dove sia finito gennaio, perche' davvero non saprei dirlo.
Stasera io e Vanessa siamo andate al cinema, a vedere uno di quei film talmente adolescenziali da ricordarci di cim'eravamo negli anni ottanta, e siccome ci sentivamo "in tema", siamo tornate a casa ascoltando "Run to you" alla radio, canticchiando ferme al semaforo rosso. Purtroppo nemmeno il bellissimo per acclamazione (e qui chi ha studiato in Dilit o usa Volare sa benissimo di chi sto parlando) valeva i soldi del biglietto; a mia discolpa va detto che il film non l'ho scelto io, e meno male...ma e' bello ritrovarsi a guidare e a chiacchierare, tornare a casa e accarezzare il gatto che si rotola e ronfa come se non mi vedesse da un anno, poter accedere seppur con qualche difficolta' ad internet grazie ad una magica anche se zoppicante chiavetta-modem, leggere le e-mail e scoprire che Raphaele si sposa a guigno e ci ha invitati in Francia per una sorta di reunion con la Ningbo-crowd, una piccola serie di cose semplici che riempiono la giornata.
Carlo e' stato qui ieri notte, Maggie lo scorso martedi', e ci ha portato una notevole scorta di medicine per il micio, insieme a dolcetti taiwanesi ed a tutti i ricordi di Taipei; nel fine settimana siamo stati a Castiglione delle Stiviere, da Giovanni rientrato definitvamente da Taiwan, e abbiamo incontrato anche altri amici, pranzato in un ristorante bellissimo e visto un tramonto intenso e irreale sul Garda, a Sirmione e Desenzano, coi suoi bambini che si mangiavano felici il gelato nonostante i cinque gradi e il vento che soffiava freddo freddo dal lago.
Mi chiedono tutti come sto, com'e' viaggiare tra Broni e Milano, ritrovarsi a casa dopo tanto tempo, e mi accorgo che sto cominciano a ricarburare, ad annusare l'aria di casa senza sentirla strana, a rispondere alle telefonate degli amici come fosse una cosa normale, invece che un evento da segnare in rosso sull'agendina. Certo ci si chiede quanto possa durare, ma nel frattempo quando non mi mangio le unghie pensando con insistenza a un domani di cui non riesco ad immaginare la tinta (anzi, l'unghia in effetti, solo una, che incerotto senza grandi risultati per trovare rimedio alla forma di Grand-Canyon che ha ormai assunto), mi godo ogni attimo ed ogni piu' insignificante dettaglio del tempo che passa: la luce che cambia sulla strada, le facce di chi conosco e invece non mi riconosce, le scritte sui pilastri dell'autostazione, che conosco a memoria e mi fanno sorridere, i rumori e le facce di tutto cio' che mi ruota attorno, le storie degli altri, che si incrociano alla mia da anni o semplicemente la sfiorano in infinitesimali milionesimi d'ossigeno di quell'aria che tutti inspiriamo ed espiriamo sotto lo stesso cielo globale.
Le foto: luce onirica del tramonto sul lago di Garda, e io e Julian nella bella casa di Giovanni a Castiglione, tra soffitti affrescati, vecchi sifoni con scaldavivande, giocattoli e videogame.
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