Due post al mese, mi sembra di essermi ormai assestata su questa magra media. Come dicevo prima mancano eventi, vivere qui mi fa raccontare piccole cose a cui tutti sono abituati, nulla di interessante o esotico per chi si prende la briga di leggere, insomma; e' il febbraio di un anno bisestile, e si e' lasciato dietro il sessantesimo compleanno di mia madre, passato in un bellissimo ristorante sulle colline, il carnevale, che non ho neanche visto, il ritorno di Silvia, che non ho ancora avuto tempo di andare a trovare, insieme alle solite belle ma rare serate in compagnia: le giornate passano a Milano, tra le brutture e i colli di pelliccia di tutti quelli che si definiscono persone "per bene", che non si accorgono nemmeno dell'orrore che si cuciono sul cappuccio del loro bel parka made in China. Li guardo e non riesco a capire, il mondo gira storto e nessuno pare farci caso. Io mi vergogno profondamente della miseria della condizione in cui purtroppo al momento versiamo tutti, dai violini scordati di rumeni senza casa ne' identita' sui metro ai venditori di rose del Bangladesh, agli studenti e ai pendolari con lo zaino, stravolti dopo una giornata come mille altre, e poi la donna delle pulizie dell'autostazione di Pavia che si trascina dietro il secchio del mocio ogni sera, facendo rumore e osservando noi come se ci vedesse per la prima volta, come ombre senza faccia in un buio nebbioso e freddo, col termostato che segna +11 e l'aria fredda che lo smentisce. E tutti, dico tutti, hanno un cane, un gatto o un visone addosso, o lo sognano come fosse una corazza indispensabile, manco fossimo in Antartide: li vedo e sento una mano che mi stringe la gola, un profondo disgusto di dover mio malgrado far parte di tanto bieco squallore. E' da un po' che voglio scrivere questo post, e poi la stanchezza prende il sopravvento e la sera faccio anch'io come gli altri, spengo il cervello o lo metto in stand-by, e a mettermi al computer proprio non ce la faccio. E allora quando trovo il tempo escono pensieri forti, li vomito fuori proprio perche' sono stati troppo tempo li', a covare e rimuginare: in questo momento rivedo una ragazza giovane con un bel cappottino di Astrakan (agnello da pelliccia che viene estratto vivo dal ventre della madre gravida)...la conosco, molti anni fa abbiamo pure fatto una vacanza insieme. Passa col suo passeggino, dentro c'e' suo figlio: mi cammina accanto senza vedermi, come quasi tutti quelli che conoscevo prima di andarmene da qui, e che nemmeno sanno piu' chi sono (e allora perche' io mi ricordo della loro faccia?), e io penso all'altro figlio, all'agnello; mi chiedo come, perche', da dove e verso dove si muova questo delirio di onnipotenza, questa oscena indifferenza dei cosiddetti "umani".
L'immagine: dalla serie Adolf and his dog, di Lorenzo Tomasi, ex-collega, amico, artista e soprattutto al momento con le chiappe in Thailandia. Si initola "Adolf pret-a-porter". It says it all. Grande Loto!
1 commento:
... condivido al 100%... probabilmente molte persone non hanno neanche idea di portare a spasso billy attaccato al collo della giacca... e' ignoranza, disinteresse e come dicevi tu miseria... a parte l'astrakan... questi capi d'abbigliamento sono i piu' economici sul mercato... bella l'immagine di loto,ho cercato su internet la serie ma non l'ho trovata da nessuna parte... come state? un bacio grande
angela
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