Weekend senza mettere il naso fuori, Marco non c'è e io me ne sto a casa, facendo quel milione di cose che vanno fatte e decidendo consapevolmente di riposare, di dedicare qualche ora allo studio (esame Ditals a dicembre, meglio non parlarne perché praticamente devo ancora iniziare seriamente a studiare), di rilassarmi vicino al gatto che dorme tutto il giorno e poi mi sveglia invariabilmente alle 4:00 col suo mamauuu insistente e repentino.
Oggi è san Lorenzo, stasera si va a Caprile a mangiare e poi a guardare su, sperando in una notte senza luci e senza luna, così da poter osservare tutte le stelle cadenti che questo 10 agosto vorrà regalarci.
Mi ricordo che da bambina la campagna era piena di lucciole, le "stelle", insomma, si vedevano tutte le sere sui campi, e la via lattea era così chiara da essere praticamente una striscia luminosa nel cielo: la prima volta che ho capito consapevolmente ciò che stavo osservando con inconsapevole meraviglia è stata davvero una scoperta sensazionale, ed è ancora oggi un ricordo impresso con forza indelebile nella mia memoria, come l'avessi vissuto ora; anche in un lontano viaggio in un lontano Tibet mi sono rimaste impresse stelle grandi come noci, di una luminosità qualsi violenta, e mi sono ritrovata a pensare che forse l'universo non è poi così grande, dato che qualche migliaio di metri di altezza può fare una differenza così enorme nella percezione della luce celeste, di giorno con l'intensità cobalto del suo blu, di notte con il bruciare "forte" degli astri che da Broni sembrano solo puntini minimi...eppure sono le stesse stelle. O no?
L'immagine:non so, mi piaceva, stelle e lucciole. Da internet.